Roma, 07 novembre 2024 – Protagonista della crescita e della coesione sociale del Paese: evoluzione e sfide è il titolo  Rapporto Terzo Settore 2024, realizzato da Generali Italia sotto il coordinamento di Country sustainability and social responsibility e della Business unit enti religiosi e Terzo Settore, da cui emerge l’importanza del Terzo settore per l’economia e la coesione sociale del Paese: si stima che il Non Profit abbia un valore economico annuo di 84 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL. L’analisi – basata su un database interno di 270mila organizzazioni non profit incrociato con i dati del Registro Unico e su un’indagine campionaria condotta con interviste su 821 enti del Terzo Settore – ha inteso mappare un mondo interessato da profonde trasformazioni e comprenderne le sfide che dovrà affrontare, misurandone l’impatto sul Sistema Paese.

Significativo, secondo lo studio, l’apporto del Non profit all’occupazione e alla coesione sociale, con circa 900mila lavoratori dipendenti (circa il 5% del totale nazionale), cui vanno ad aggiungersi 4,6 milioni di volontari.

Gli enti attualmente iscritti al Registro Unico del Terzo settore, invece, sono 129 mila, e rappresentano il 42% delle Istituzioni del Non Profit alle quali è consentito l’accesso a tale registro; essi danno lavoro a 530 mila dipendenti e coinvolgono 2,8 milioni di volontari. Secondo lo studio, la maggior parte degli enti è di piccola o piccolissima dimensione economica (la media unitaria delle entrate è di €142 mila l’anno). La mancanza o l’incostanza dei finanziamenti può minare la sopravvivenza degli enti, e rappresenta la più grande sfida con cui le organizzazioni si confrontano. Gli Enti iscritti nel RUNTS oggi

La quota di donne sul totale dei dipendenti è del 57,2%, ben 18 punti in più rispetto alla media generale delle imprese. La quota di lavoratori dipendenti under 35 nel Terzo Settore si attesta al 20,2%, mentre la quota più numerosa è rappresentata dai 36-45enni (32,4%). La presenza dei giovani volontari è limitata: la quota di under 35 sul totale dei volontari è mediamente del 22,8%, con forti differenze interne. Il rapporto evidenzia che la difficoltà nella relazione con i giovani è principalmente culturale: il Terzo Settore appare rimasto legato a motivazioni, modelli organizzativi e linguaggi che non sembrano incontrare le motivazioni, i modelli relazionali e i linguaggi delle giovani generazioni, pur esprimendo valori sociali, ambientali e comportamentali a loro molto vicini.