La diffusione del culto di S Francesco di Paola tra un numero sempre più consistente di ascolani spinse il vescovo diocesano Gregorio Zelli Iacobuzzi, a fondare prima la Congregazione dei Cordigeri (un’associazione di devoti del Taumaturgo calabrese) e, subito dopo, a caldeggiare la costruzione di un tempio in suo onore.
“Siane laude e perenne riconoscenze e gratitudine alle cure ed allo zelo di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor D. Gregorio Zelli Iacobuzzi Vescovo e Principe di questa città – si legge nell’avviso che il 2 aprile 1850 annunciava la prossima apertura della chiesa – il quale avendo eretta la Congregazione del medesimo San Francesco di Paola denominata dei Cordigeri, ne avvenne che tutta gli aggregati ad essa concorsero con volontarie generose elemosine per la costruzione” di un tempio in suo onore.
Nel marzo del 1844 il vescovo Zelli Iacubuzzi convocò nell’episcopio i priori della Congregazione dei Cordigeri per passare con sollecitudine dalla fase progettuale a quella esecutiva e definire il piano finanziario.
Due mesi più tardi, precisamente il 15 maggio 1844, la Congregazione concluse l’acquisto del terreno che fronteggiava il fianco destro della chiesa di San Giovanni ad Templum.
Nei giorni successivi, il canonico don Luigi Zelli Iacobuzzi, un congiunto del presule ascolano, trasferitosi da poco nel capoluogo piceno, offrì gratuitamente il progetto per la costruzione della nuova chiesa.
Nel 1835, quando il canonico viveva ancora a Viterbo, aveva commissionato all’architetto Tommaso Giusti la ricostruzione del santuario di Santa Rosa. Il Giusti aderendo al gusto allora dominante, aveva ideato un tempio neoclassico a croce greca, introdotto da un pronao d’ordine ionico e posto su un alto stilobate. Il progetto non aveva incontrato il favore del capitolo viterbese e così, nonostante l’opposizione del canonico Zelli Iacobuzzi, era stato messo da parte.
L’intenzione della Congregazione dei Cordigeri di costruire un nuovo tempio al loro patrono offrì allo Zelli Iacobuzzi la duplice possibilità di risarcire moralmente l’architetto viterbese e, di prendersi una rivalsa sul capitolo della città laziale.
Il Giusti aveva progettato un santuario di notevoli dimensioni che non s’accordava col programma edilizio della Congregazione.
I confratelli, perciò, affidarono di “rivedere” i disegni del viterbese all’architetto ascolano Ignazio Cantalamessa.
Il Cantalamessa limitò il suo intervento alla semplice “riduzione del progetto architettonico” del Giusti senza ritoccare minimamente la morfologia dell’edificio.
Nel maggio 1845 si procedette all’appalto dei lavori. La prima pietra, benedetta dal vescovo Zelli Iacobuzzi, fu collocata il 15 giugno 1845.
All’inizio del 1847 la mole era quasi compiuta.
Negli anni successivi le ristrettezze economiche della congregazione e, più tardi, capovolgimenti politici (Repubblica Romana) rallentarono il ritmo dei lavori, rendendo inevitabile il rinvio della consacrazione, stabilita dai confratelli nel mese di aprile 1849.
Il 3 dicembre 1849 la chiesa fu completata e così i priori poterono indicare la data della sua consacrazione: 7 aprile 1850.
In realtà, in tale data la chiesa di San Francesco di Paola fu aperta al culto con l’intervento del vescovo di Ripatransone Camillo Bisleti e l’assistenza del presule ascolano Gregorio Zelli Iacobuzzi.
Le vicende più significative della chiesa, successive alla sua consacrazione, possono così ricapitolarsi:
1886: fu dotata di un organo di Vincenzo Paci;
1914: fu rinnovato completamente il pavimento in cotto;
1927: fu iniziato un restauro generale dell’edificio per iniziativa del rettore don Giuseppe Novelli.
Chiusa al culto perché fatiscente negli anni ’70 e gravemente danneggiata dal terremoto del 26 novembre 1972, la chiesa di San Francesco di Paola è stata acquistata nel 1989 dalla Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, con il preciso intento di trasformarla in una sala convegni-auditorium e, nel contempo, restituire alla città una delle rare costruzioni in stile neoclassico esistenti entro le sue mura.